Conseguenze a lungo termine di un’infezione da COVID-19: monitoraggio da parte dell’assicurazione invalidità (AI)

Alcuni malati di COVID-19 continuano a soffrire dei sintomi della malattia molto tempo dopo averla contratta. Chi rischia di rimanere limitato o rimane limitato a lungo termine nella sua capacità al guadagno – e sarà dunque invalido ai sensi dell’AI – potrà avere diritto innanzitutto a provvedimenti d’integrazione dell’AI, ma anche a rendite.

Gli uffici AI svolgono un monitoraggio che registra le richieste di prestazioni AI di assicurati che presentano conseguenze sulla salute a lungo termine comprovate dal punto di vista medico in seguito a un’infezione da COVID-19. La richiesta può essere stata inoltrata all’AI prima che venga stabilito il nesso con una malattia da COVID-19. Gli assicurati oggetto del monitoraggio possono soffrire contemporaneamente di altre malattie, il che significa che non si tratta necessariamente di richieste dovute esclusivamente agli effetti della COVID-19.

Assicurati registrati con conseguenze di un’infezione da COVID-19

Gli uffici AI trasmettono i dati anonimizzati del monitoraggio alla Conferenza degli uffici AI (CUAI), che li mette a disposizione dell’UFAS ogni mese. Le cifre più recenti sono consultabili su questa pagina (v. sotto, alla rubrica «Documenti»). Riferito al numero complessivo delle prime richieste e delle nuove richieste di prestazioni (anno di riferimento 2019), quelle dovute alla COVID-19 si sono attestate a poco più del 2 per cento sia nel 2021 che nel 2022.

Sul totale delle persone registrate (2021 e 2022 insieme), al 38 per cento è stata concessa una prestazione nell’anno in cui sono state rilevate conseguenze di un’infezione da COVID-19, al 62 per cento non è stata concessa alcuna prestazione. Un terzo ha beneficiato di un provvedimento d’integrazione professionale, mentre tra il 3 e il 4 per cento dei richiedenti ha riscosso una rendita.

I dati concernenti la concessione delle rendite includono anche gli aumenti delle rendite AI già in corso. Analogamente a quanto avviene per ogni rendita concessa, anche nei casi di «COVID lunga» viene fissata una revisione in funzione della situazione individuale dei singoli assicurati, durante la quale si verifica se lo stato di salute e la situazione lavorativa siano cambiati in misura tale da richiedere un riesame del diritto alla rendita o un adeguamento di quest’ultima (verso il basso o verso l’alto).

La capacità al guadagno può essere migliorata nella maggior parte dei casi di COVID-19

L’alta percentuale di richieste che non si traducono in una prestazione e l’alta percentuale di provvedimenti d’integrazione (rispetto alle rendite) tra le prestazioni concesse indicano che in molti casi la capacità al guadagno degli assicurati AI affetti da «COVID lunga» può essere migliorata in misura significativa o ripristinata grazie a una buona assistenza medica e, se necessario, con il sostegno dell’AI durante l’integrazione, in modo che non si renda necessario il versamento di una rendita.

Le donne con conseguenze di un’infezione da COVID-19 registrate nel monitoraggio degli uffici AI sono in media molto più giovani degli uomini. Se tra le donne le persone con meno di 55 anni rappresentano quasi il 75 per cento, tra gli uomini questo valore si attesta soltanto al 60 per cento circa. Questa differenza di genere è in linea con le conoscenze scientifiche, secondo le quali le donne sono maggiormente colpite da malattie conseguenti a un’infezione da COVID-19.

Ulteriori analisi

I dati disponibili e la loro analisi approfondita saranno inclusi nel rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 21.3454 Effetti della Covid lunga. L’adozione del rapporto è prevista per la fine del 2024.

Ultima modifica 18.03.2024

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